VIAGGIA CON VIVI

PARIS, TOUJOURS PARIS: LA TOUR EIFFEL

Lo sai che nel 1909 avevano pensato di demolire quella ferraglia?

In quel gennaio del 1887 fa un freddo becco, tanto da far battere i piedi per terra per scaldarsi. Ma c’è un argomento ricorrente che infiamma gli animi.

I bei giardini pubblici di Champ-de-Mars hanno lasciato spazio ad un orribile cantiere fangoso invaso da una moltitudine di operai, dove l’eccentrico ingegnere Gustave Eiffel sta per costruire la sua gigantesca torre come simbolo della 10a Esposizione Universale, organizzata due anni dopo a Parigi.

Mentre sobbalzano nelle loro carrozze, i parigini gettano sguardi carichi di scetticismo imprecando contro lo Stato e la città di Parigi che hanno commissionato l’opera che avrebbe conquistato il mondo intero. Maledetti grandeurs!

Le prime difficoltà si verificano dopo pochi colpi di piccone. Il terreno che confina con la Senna è instabile e paludoso, per costruire le fondamenta bisogna scavare ad una decina di metri di profondità.

Ma Eiffel trova velocemente la soluzione per deviare l’acqua fluviale mentre il cemento viene versato nelle fondamenta.

La tecnica funziona, ma i problemi continuano.

Costruzione Torre Eiffel

Una quarantina di personaggi illustri, tra i quali spicca l’architetto Garnier – si, proprio lui, quello del maestoso teatro de l’Opéra parisien – capeggiati da due noti contestatori, i soliti Alexandre e Guy, fanno sentire le loro proteste fomentando il movimento no-tour-ax.

Alexandre Dumas figlio e Guy de Maupassant inviano i loro furiosi libelli alla stampa nazionale, denunciando la costruzione di quell’odiosa colonna di lamiera imbullonata e vertiginosamente ridicola che avrebbe disonorato l’intera nazione.

Ma a Eiffel, avvolto nel suo genio e nella sua boria, non interessano le critiche; è convinto della sua opera concepita per resistere a qualunque vento. Sarà un monumento grandioso, quasi quanto lui.

Ne sono certi anche il Basco, lo Storto e Saint-Vincent-de-Potpourri che ogni mattina si recano al cantiere per assistere ai lavori con occhio vigile e le mani dietro la schiena.

“T’e capì il Gustav?” esclama lo Storto con un moto di ammirazione e sfoggiando la lontana origine milanese, mentre il Basco, forte di una discendenza da manovale, critica a mezza voce l’uso improprio di mazzuole e badili.

Dopo cinque mesi le fondamenta sono completate.

Le enormi travi di ferro vengono trasportate a bordo di carrelli trainati da cavalli e poi issate da gru a vapore prima di essere assemblate sotto lo sguardo disgustato dei residenti che assistono impotenti.

Mentre l’inchiostro dei detrattori della torre continua a scorrere invano, la città è ritmata dal cricchetto dei rivetti che si infilano nelle travi a grandi colpi di mazza.

Ogni giorno, 200 operai si issano in quota sfidando il vento che fa oscillare le impalcature e riempendo d’orgoglio il petto di Saint-Vincent-de-Potpourri, il più silenzioso del trio di osservatori quotidiani e grande ammiratore della messa a punto del motore a combustione interna della moderna aviazione e quindi ammiratore di tutto ciò che attraversa il vento.

Costruzione Tour Eiffel

La torre, inizialmente concepita come un semplice pilone di ferro dagli ingegneri Koechlin e Nouguier, è stata notevolmente modificata su richiesta di Eiffel, che al team aggiunge l’architetto Sauvestre: vengono aggiunti pizzi metallici, piani di arcate e sale vetrate destinate ad accogliere il pubblico.

Nel frattempo gli agguerriti no-tour-ax continuano a mettere in dubbio la solidità della torre e organizzano manifestazioni brandendo cartelli con scritte sensazionali – le Suicide Eiffel – tra gli abitanti del quartiere, sempre più spaventati dall’idea che la torre possa cadere su di loro.

Il 31 marzo 1889 la Tour Eiffel viene inaugurata dopo due anni e due mesi di lavori.

All’apertura dell’Esposizione Universale gli ascensori non funzionano ancora, ma questo non impedisce ai 30.000 visitatori quotidiani di salire i 1710 gradini per elevarsi sopra l’ombelico del mondo, come i parigini considerano la loro vivace città.

Anche il Basco, lo Storto e Saint-Vincent-de-Potpourri salgono tutti quei gradini per raggiungere la cima ed avvicinarsi al paradiso. Arrancando, ansimando ed imprecando.

Presi dall’eurofia decidono di lasciare un segno del loro passaggio. Con temeraria audacia, il Basco sacrifica il suo logoro baschetto grigio incastrandolo nella penultima trave rivolta ad est.

I residui del trofeo di quella faticosa ascesa sono ancora lì, su quello che all’epoca era l’edificio più alto del mondo. Se aguzzi la vista, puoi ancora vedere qualche frammento di lana.

La Tour Eiffel, un’incredibile opera ingegneristica fatta di ferro, qualche vetrata ed un filo di lana. Un monumento che ha saputo imporsi nonostante le polemiche iniziali, diventando il più famoso del mondo.

Il 1909 e l’idea di demolire la torre

All’inizio dei lavori, i rappresentanti dello Stato e della città di Parigi firmarono una convenzione in cui si prevedeva che Eiffel avrebbe costruito la torre a proprie spese, beneficiando di una sovvenzione di 1,5 milioni di franchi sul costo totale stimato 6,5 milioni, con la concessione di poter sfruttare la torre per 20 anni a partire dal 31 dicembre 1889.

Per rientrare dalle spese sostenute, Gustave Eiffel che è proprietario del brand, rivela così un altro suo talento: genio del marketing…senza l’uso dei social (che Ferragni, scansati)!!

Et voilà. Visite a pagamento, pasti serviti ai piani, vendita di souvenir, portachiavi, cartoline, medaglie, torri in miniatura, e sicuramente molto altro che ho dimenticato.

Ma all’inizio del XX secolo le autorità si interrogano sul futuro della torre. Uno studio ne prevede la distruzione, come è stato per molti edifici delle esposizioni universali.

In sottofondo riprendono anche i brusii dei soliti no-tour-ax, che descrivono “la tirannia della sua ossessionante visione che rende impossibile qualsiasi scenario di grazia e di delicata seduzione”.

Invano. Eiffel quel brusio proprio non lo sente.

E’ concentrato su come evitare la demolizione della “sua” torre, prevista nel 1909, ora che il Municipio di Parigi ne è proprietario dopo i 20 anni di concessione.

Fin dalla sua costruzione ha cercato di associarla al progresso scientifico autorizzando esperimenti di ogni tipo: stazione meteorologica, impianti fotografici a distanza, studi di aerodinamica,…

Ma non basta. Si rivolge allora all’esercito che installerà la più alta antenna al mondo per la diffusione della telegrafia senza fili.

Lo so, è un paradosso, ma sarà proprio la prima guerra mondiale a salvare definitivamente la torre, grazie al ruolo chiave nei primi collegamenti transoceanici e nelle comunicazioni militari.

La Tour Eiffel è rapidamente diventata il simbolo di Parigi e della Francia ed è il monumento a pagamento più visitato al mondo.

Con buona pace dei suoi detrattori. Amen.

Tour Eiffel
ph. toureiffel.paris

VISITARE LA TOUR EIFFEL

Al solo pensiero senti già un organetto che suona in sottofondo e stai facendo profondi respiri estatici pensando ad una delle esperienze più romantiche del mondo.

Ma se vuoi evitare sorprese impreviste e code interminabili ti consiglio di acquistare i biglietti d’ingresso in anticipo. Qui sotto ti lascio il link dove troverai tutte le informazioni.

Ci sono diversi tipi di tariffe che variano da 10,70€ con l’accesso al 2° piano utilizzando le scale, fino ad una tariffa massima di 26,80€ per l’accesso alla sommità utilizzando l’ascensore.

All’ultimo piano della Tour Eiffel c’è un fantastico Bar à Champagne, una coppa di bollicine è quello che ci vuole per rendere ancora più speciale la tua esperienza. E probabilmente ti aiuterà a localizzare il filo di lana del cappello lasciato dal Basco, lo Storto e Saint-Vincent-de-Potpourri.

Amuse-toi.


6 Comments

  • Monica

    Bellissimo racconto! Grazie. Scoprire la storia che c’è dietro la costruzione di opere monumentali è sempre interessante perché c’è la storia di persone con visioni e desideri. Spero presto di leggere ancora qualche altra bella storia come questa.

  • Laura

    Ma non vale non sapevo del filo di lana e non l’ho cercato!
    Da brava sì-tour-ax urge tornare, se mi farai da guida faremo lunga tappa al Bar à Champagne

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